Descrizione
Pagine: 96
Corpo e spazio, volti e arredo divengono parti di un racconto che si sviluppa nell’infinita gamma di grigi, nei contrasti del bianco e nero, elementi di un insieme e proiezioni di un desiderio: penetrare il mistero della vita.
Il volume New York apre con immagini di Central Park, dal verde fanno capolino i grattacieli ma i rumori della Grabde Mela sono lontani, arrivano ovattati.
Barontini sonorizza le immagini con fronde accarezzate dal vento, baci di amanti, scorrere tranquillo di acque lungo i cui perimetri i corpi si stiracchiano ad assorbire il sole, si svolgono nelle lente movenze del Tai Chi Chuan, godono di un jogging senza affanno.
Il racconto newyorkese di Claudio Barontini si pone dunque come metalinguistico, esplica l’angoscia del fotografo prima dello scatto, generata dal chiedersi quanto possa essere migliore l’attimo precedente o l’attimo successivo e dall’impenetrabilità delle superfici.
Generata dal desiderio ancora inappagabile di uno sguardo da TAC che registri la materia nella quale pulsa la vita senza niente omettere e capace, come quello dei supereroi di perforare la materia. I grattacieli avvolti dalla notte si ergono come spettri della metropoli e dall’agire fotografico. Su essi si stagliano i milioni di finestre/inquadrature che nel bagliore della luce emanata denunciano una foto bruciata.
Sovraesposizione, impossibilità dello sguardo, immagini che la notte converte in bianco e nero, lasciano impotenti e irrisolvibili i misteri di una realtà che brulica e si nega.