Descrizione
Tra i principali scultori italiani della modernità, Medardo Rosso (Torino, 1858 – Milano, 1928) è artefice di una rivoluzionaria indagine sull’arte plastica. Alla ridefinizione della forma scultorea affianca una sperimentazione in ambito grafico e fotografico in cui si accentua la sua passione per il frammento e per la componente vibratile dell’immagine.
A quasi un secolo di distanza dalla sua morte, il caso Medardo Rosso è un “caso irrisolto”. O meglio, è un problema aperto.
Infatti: “la scultura di Medardo Rosso sembra costituire, ancor oggi, uno dei banchi di prova più difficili per la critica e la storia dell’arte”. Forse perchè il suo “genio scorre diretto nell’opera, travolgente e indifferenziato, con la naturale oscurità delle cose”.
Per certo, è un artista irriducibile, di quelli che non si possono collocare in categorie stilistiche chiuse. Faremmo un torto alla sua grandezza con il dirlo impressionista, scapigliato, simbolista. Invece “al valico tra moderno e contemporaneo ha introdotto una scultura del transitorio, esposta al rotto e al disfatto, disponibile al Caso, di materia assorbente, dopo l’Idea riflessa del lucido del bronzo e del polito del marmo”.
E come solo accade ai grandi artisti, Medardo Rosso sfugge alla presa del tempo in cui ha vissuto. Anticipa l’avvenire delle avanguardie ed è riconosciuto quale riferimento da artisti a lui contemporanei o di generazioni successive: Auguste Rodin, con il quale i rapporti non furono idilliaci, Umberto Boccioni, Alberto Giacometti e Henry Moore, Arturo Martini, che ne fu attratto e poi se ne volle disfare, e Lucio Fontana, che a Rosso deve buona dose del suo linguaggio informe di certe sculture degli anni Quaranta.