Descrizione
Ancora una volta è stata varcata la soglia del luogo della memoria, prima che il bosco lo divori con le sue verdi spire, prima che tutto diventi una montagna di rovine.
Per i fruitori di quest’opera, non si tratta solo di un incontro con la creatività altrui, ma di un’occasione di partecipazione attiva, che non può esprimersi dal fare i conti con le conoscenze e i valori personali, custoditi all’interno della complessità della vita; tutto questo ha il potere di generare un confronto tra prospettive diverse, che in un certo senso promettono il completamento dell’opera stessa.
Lo scorrere delle immagini e delle parole è un cammino che procede a passi lievi, sopra le foglie e i sassi dei grandi cortili, sopra i frammenti e la polvere dei vecchi pavimenti incrinati.
Il silenzio avvolgente parla, il passato si respira nell’aria, si insinua tra i rami degli alberi, nelle stanze con i muri ammuffiti e sgretolati, tra gli infissi scardinati caduti a terra o accatastati alle pareti. Dentro e fuori, oggetti abbandonati ricompongono il triste arredamento, e in’emozionante timidezza, ci invitano ad immaginare scene di vita che furono.
Mentre l’architettura perde a poco a poco l’originaria imponenza, la natura si fa spazio, avvicinandosi sempre di più alle mura stanche e alle inferriate arrugginite adorne di vetri rotti e rampicanti, per infiltrarsi dentro le fessure, per impadronirsi anche dell’interno.
L’intervento poetico pare contenersi, come per dar spazio alla “profondità dell’ascolto del luogo” e si manifesta lieve, con la sua dolcezza musicale di sottofondo, nell’immediatezza di un attimo, dove emozioni e ricordi si rappresentano nella loro essenza empatica, fino a dare voce a chi ha vissuto in prima persona l’asprezza di quei giorni.