Descrizione
‘I mondi di Enzo Collotti’ raccoglie testi molto diversi – brevi biglietti, lettere, racconti più lunghi, ricordi – scritti in occasione della scomparsa di Enzo Collotti, avvenuta il 7 ottobre 2021. Al centro si trovano non solo la figura di un grande intellettuale, uno dei più rilevanti storici italiani dell’età contemporanea che ha attraversato quasi tutto il ‘900, il suo sguardo attento alla storia europea, ma anche i suoi mondi, numerosi ambienti – intellettuali e geografici – che ha incontrato nel corso della sua esistenza.
Sarà utile in futuro approfondire queste dimensioni, con un approccio storiografico calibrato sulla ricostruzione di contesti e reti culturali e scientifiche.
Dalle parole di chi lo ha conosciuto, di chi ha condiviso poco o molto, di chi è stato/a allievo/a o collega, ma anche amico/a, emerge intanto un ritratto commosso e affettuoso, che mostra bene la grande curiosità e umanità che caratterizzava la personalità di Enzo.
Abbiamo deciso di accompagnare questi testi, scritti di getto qualche giorno dopo il 7 ottobre 2021 o più riflettuti e meditati, con alcune foto, a testimonianza dei suoi tanti interessi: la passione per i viaggi, il suo piacere di condivisione sociale, i frontespizi dei suoi libri, o le locandine delle iniziative cui ha partecipato.
Attraverso le immagini si entra anche in un altro mondo, più intimo, che è quella che è stata la sua casa – in via San Zanobi a Firenze – per molti anni: una casa-biblioteca, ma dove si trovano oggetti, dipinti, dischi, ricordi, che compongono quello sfaccettato mondo che oggi ci rimane. E a fianco di fotografie e locandine sono comparsi disegni, biglietti, volantini, cartoline e appunti. I disegni, i suoi disegni escono qui per la prima volta dopo essere stati a lungo in fondo nei cassetti, allora sovrastati da scritti, note e schede di libri.
In questi disegni si fissano un’impressione da ragazzo, una sfilata di militi fascisti, una nave in porto, un profilo di montagne, una strada tortuosa con delle corriere vecchia maniera…
Enzo parlava poco di sé. Apparentemente. Per discrezione antica, e per abitudine generazionale a far prevalere il politico e il pubblico, rispetto al privato. E anche il privato però concorreva a un’unica narrazione di sé concentrata sullo sguardo curioso per il mondo.
