Descrizione
Provvisto di un’immediata forza evocativa, questo struggente racconto “La Fiera” di Marco Betti scaturisce da un intimo cortocircuito fra presente e passato.
Lo stato d’abbandono (di morte?) in cui versa il primo non fa che richiamare, per contrasto e come di prepotenza, tutto lo spessore dal vissuto sepolto del secondo.
Sino ad assistervi ad una sorta di memoriale, vivissima resurrezione di ciò che è stato.
Al riemergere di qualcosa che conserva, non solo intatto ma purificato dal filtro del ricordo, lo stupore con il quale il bambino e l’adolescente spalancarono lo sguardo su un lembo di provincia pisana, artigiana e contadina, ruotante attorno alla millenaria pieve dei Santi Ippolito e Cassiano a San Casciano a Settimo (Pisa).
Lì, sotto il magnifico portale scolpito da Biduino, con la festa degli umili e dei poveri osannati al Signore che viene.
E quanto più desolato adesso ormai appare allo scrittore, lì sull’ansa del fiume, quel lembo di campagna in abbandono, tanto più nitidi e palpitanti gli ritornano d’un tempo andato suoni, colori e odori. Gli amici ragazzi d’allora; ogni istante e ogni volto di quella fiera d’agosto di un’estate che resta indistruttibile.