Descrizione
A San Luigi (Fabbriche di Vallico), alcuni pastori agricoltori si dedicano alla raccolta delle castagne, alla fienagione e ad altre attività della vita contadina con la stessa dedizione di trent’anni fa, quando quassù era ancora vitale la transumanza; fino a qualche anno fa, con il telaio a mano, Marina tesseva manufatti di canapa e lino.
Oggi prova a trasmettere ad altri questo suo prezioso sapere, affinché non vada perduta l’antica tradizione garfagnina.
Ottorino a sei anni aiutava il padre nella conduzione delle greggi sulle brulle e ispide montagne attorno a Resceto;
suo zio Romano per anni ha condotto lo speciale “trenino” lungo la via di lizza della monorotaia, alternando il duro lavoro in cava con quello della messa in opera di pregevoli muri a secco;
Eliseo era un’artista e il solo vederlo all’ingresso del borgo di Vinca, in quella stanzetta parzialmente illuminata dal sole, ci riempiva di gioia; questo simpatico e indomabile “giovincello”, ex-marmista e poi cavatore come tutti, passava il tempo a scolpire il legno, con una manualità da vero maestro.
Dalle foreste l’uomo traeva un tempo molti dei sui piccoli “tesori” per sopravvivere: ne sa qualcosa Vittorio, uno degli ultimi boscaioli.
E a Sant’Anna di Stazzema Enio, scampato con pochi al folle eccidio nazista, racconta, come un libro stampato la triste cronaca degli eventi.
Attorno a questi protagonisti autentici della storia delle Apuane, la cui presenza dona calore al racconto, si è sviluppata la spinta emotiva che ha portato ad aprire lo scrigno in parte ancora segreto di questo territorio.
Seguendo le tracce lasciate dall’uomo ci siamo imbarcati in un viaggio i cui approdi non solo sono cime mozzafiato, ma anche edifici in stato di abbandono, l’oscura bottega di un fabbro ferraio sulla strada per il vecchio mulino di “Candalla”, possenti fortezze, curiosità, antichi mestieri e tradizioni, in due parole tutto quanto solletichi la nostra curiosità di viandanti moderni.
Nel turbinio della nostra epoca c’è poco spazio per il libero fluire delle emozioni; eppure è così bello lasciarsi andare mentre, zaino in spalla, si percorrono mulattiere smussate dal tempo dove si annidano solo sbiaditi ricordi.
Basta poco perché le lancette dell’orologio sembrino rallentare, al punto da somigliare al lento ondeggiare di una foglia che cade.
Fermarsi ad ascoltare i mille suoni del bosco e la musica soave che un torrentello incide sul suo particolarissimo spartito, diviene così quasi una necessità, un modo di entrare in sintonia, con un ambiente che fino a pochi momenti prima sembrava tanto lontano e irreale.