Descrizione

Filosofo di formazione, Luciano Caruso (Foglianise, 1944 – Firenze, 2002) rivolge la propria ricerca verso il conferimento di un nuovo valore visivo alla dimensione, altrimenti solo verbale e letteraria, della poesia. Nel suo lavoro artistico assume un ruolo di primo piano la scrittura, della quale accentua gli elementi visuali e materici.

Luciano Caruso è “cresciuto” ed ha studiato a Napoli, ma dal 1976 vive e lavora a Firenze, una delle più singolari città spettacolo della provincia italiana, priva com’è ormai di qualsiasi “carattere”.

L’incontro con le pesonaedi cui si parla in queste pagine (vero e proprio “racconto di formazione” per quanto dissimulato e absconditus), che sono personaggi veri e reali, oltre che maschere in cui l’autore ha voluto ri/specchiarsi, gli hanno permesso fin dall’inizio della sua storia di avvertire e vivere il particolare “esilio” di Napoli, intrecciandolo e coniugandolo all'”esilio” dell’arte e della poesia sperimentale, nelle loro posizioni più radicali. E’ iniziata così una fuga e una ricerca di compagni di strada, dettata dall’insofferenza e dallo scontento per ogni situazione pacificatoria.

Ma è cominciata anche un’avventura, che ancora lo coinvolge, tutta spesa all’interno della “scrittura”, della quale gli aspetti visuali e materici. Il singolarre nichilismo e la volontà di negazione che lo spingono trovano, tuttavia, modo di manifestarsi in una serie di attraversamenti, di cui restano tracce sia nelle sue opere che nelle sue pubblicazioni, realizzando nella costante del “rifiuto” un suo disegno unitario.

Da Il gesto poetico (Napoli 1968) ai recenti Kumana (Marano Vicentino 2002) e Collasso impalpabile e sonoro (Roma 2002), è tutto un proliferare di scritti, saggi, note, messe a punto e riscoperte, frutto di una insita guerriglia culturale. Ed è in gran parte per questo che le sue opere e i suoi scritti, compresi quelli qui riuniti, possono andare esenti davvero da ogni altro tipo di considerazione.