Descrizione
La storia di Pisa non mi sembra abbia avuto finora trattazioni esaurienti, degne del suo glorioso evolversi, sia sotto l’aspetto rigorosamente storico – anche se non mancano lodevoli trattazioni di ambiti e periodi particolari – sia sotto l’aspetto divulgativo e popolare.
Sotto quest’ultimo aspetto, solo l’opera del compianto Gino Benvenuti e del prof. Giuseppe Caciagli ci sembrano degne di menzione, soprattutto per il fatto che esse sono servite a divulgare episodi e personaggi tra le classi meno colte, nel popolo.
E’ mancata (e ci sembra manchi tuttora) una storia di Pisa per ragazzi sul tipo di quella, ignorata da tutti, che uscì a dispense verso la metà del’800.
Anche a livello di divulgazione storica, utilizzando il vernacolo, non mi sembra che le cose vadano molto meglio… Non mancano componimenti che trattano qualche episodio o qualche personaggio pisano ma difettano trattazioni organiche complete e, soprattutto, leggibili; solo di recente, i vernacolisti pisani hanno cominciato a confrontarsi con temi che sorpassano l’episodio locale o la cronaca spicciola… e che, tuttavia, per il tono brioso che hanno, invitano alla lettura e non siano quei mattoni ponderosi della cui lettura tutti rifuggono.
Il lavoro che presentiamo, dovuto alla penna di un non pisano, è opera di un innamorato di Pisa che risiede e respira l’aria di Santa Maria a Monte. Al pari di lui furono innamorati di Pisa agli abitanti di questo paese che – insieme a Ripafratta – soffrirono immense peripezie e atroci sofferenze pur di rimanere fedeli, fino alla fine, a questa gloriosa repubblica.