Descrizione
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Era un sabato deserto e muto di un tipico fuori-stagione fassano, quando la magnifica valle trentina assume il suo secondo volto, che si alterna con i festosi e colorati periodi di alta stagione.
Quel sabato la valle mostrava a Marta il suo aspetto più deprimente, ma lei questo non lo percepiva, lo subiva inconsciamente come tutti i valligiani, esposti a una sorta di nevrosi da isolamento.
Come un automa Marta percorse i circa duecento metri in salita che la separavano dalla casetta di famiglia, la famiglia Gaffuri; una piccola costrizione bianca e marrone a due piani che era stat fabbricata proprio nel punto più alto della salita del Cavès, la quale più avanti si riallacciava alla strada statale, dove un segnale dell’ANAS indicava l’altitudine: 1560 metri.
Come una sonnambula Marta salì la scaletta in legno che portava al piano rialzato, ai locali abitati dai Gaffuri.
Dall’interno si poteva capire perfettamente quando qualcuno stava per entrare in casa perchè il legno degli scalini rimbombava sinistramente mentre si pestava.
Quella mattina Magda Zuber, la mamma di Marta, sussultò nel sentire quei risuoni econ il viso rivolto verso la porta d’ingresso attese l’affacciarsi del nuovo arrivato.
Capì che era la figlia che tornava a casa e il lento martellare di stivali sui legni della scala non lasciava presagire nessuna bella notizia.
La maniglia della porta d’ingresso si abbassò con decisione e la porta si aprì violentemente: sì, era Marta; soltanto lei entrava in casa in quel modo…