Descrizione
In ogni esistenza umana c’è un attimo preciso in cui – all’improvviso, a tradimento – percepiamo la distanza tra “quella cosa enorme che è la vita” e quell’altra cosa, “balorda, del tutto casuale, dell’essere vivi”. E’ un’illuminazione nella miseria, uno spavento stretto e traballante come un ponte di corde che per un momento si tende sull’abisso tra le due sponde: di qua c’è un uomo solo, uno con tanti pensieri in testa e tante esperienze in corpo, pesi che di colpo appaiono inutili, un patrimonio che separa – e di là c’è qualcosa che somiglia e un respiro profondo, al vento che muove le cime degli alberi e cambia la forma delle nuvole, che unisce dentro una misura misteriosa le ombre e le luci dell’essere. E’ il sentimento della morte, probabilmente, e invitarci su quella passerella scricchiolante per arrivare di là, dove ciò che nasce ha un senso come ciò che svanisce, e dove forse non ci sarà più quell’angoscia di percepirsi separati e assurdi come una cosa gettata nel mare.