Descrizione

Forse sarà l’arrivo, per l’Autore, di una nuova età, più senile, oppure l’emegere di una vena letteraria rimasta sopita nel tempo e che adesso esplode in tutta la sua forza, infatti.

Il testo è un continuo pullurare di pensieri, di sentimenti nascosti che, attraverso la penna, vengono a galla, magari talvolta in maniera leggermente scoordinata, ma con un’estrema semplicità e naturalezza.

Insieme a considerazioni economiche, politiche, sociali, raccontate con una certa enfasi, emergono anche con nostalgia dolci ricordi della gioventù, di quel tempo vissuto con semplicità in una società semplice che aveva il suo epicentro soprattutto nelle campagne, nell’agricoltura e la famiglia ne era il fulcro.

I pensieri si accavallano nella mente, l’Autore alterna momenti di grande riflessione sulla società a momenti di commoventi ricordi della sua famiglia, del loro modo semplice di vivere e della sua infanzia.

Traspare con forza l’indignazione per come la società è cambiata (secondo lui in peggio) e la preoccupazione per il futuro dei nipotini.

Struggente il racconto dell’amore tra Giacomo e Serena, separati per molti anni e a cui la vita concede ancora una opportunità.

Si è colti da una profonda malinconia nel vivere, insieme all’Autore, una stagione completa nei pressi del laghetto, con tutte le sue storie di coppie, di bambini, di amanti.

Par di vedere l’arcobaleno della vita dipanarsi dall’alba al tramonto, dall’infanzia alla senilità, per poi ricominciare da capo con un nuovo giorno, nuovi profumi e nuovi amori.

E quindi la “panchina sul lago” costituisce un motico, prendendo spunto dalla quotidianità, per esternare riflessioni più profonde su che cosa siamo, da dove veniamo e dove andremo.