Descrizione

Normalmente l’introduzione di un libro è difficile che venga letta, chi apre il libro va subito a leggerne il contenuto, io provo lo stesso a scriverla, poi si vedrà.

Cercherò di spiegare perchè mi sono deciso a pubblicare questi versi in vernacolo pisano, anche se, con estrema precisione, ancora non lo so.

E’ pur vero che per me il vernacolo è sempre stato una passione, un hobby, un passatempo per immedesimarmi e crogiolarmi nella pisanità, malattia che ho sempre avuto addosso, che ho succhiato col latte della mamma, che ho vissuto nella giovinezza, nella mia vita goliardica, nei tempi quando c’era ancora la “Goliardia”.

La voglia di scrivere in pisano mi venne comunque quando già ero in su con gli anni, mentre ero all’estero, in India per lavoro, scrivere in vernacolo mi faceva sentire un po’ più vicino a casa.

Poi ho seguitato, seguito tutt’ora, scrivo storielle, non certo poesie, non sono assolutamente un poeta. Mi piace la forma sintetica del sonetto, e la sua musicalità, scrivere in sonetti è un po’ come rivivere la vecchia tradizione dei cantastorie, dei cantori dei “maggi”.

Con più tempo disponibile, ora sono pensionato, posso dedicarmi maggiormente a questa mia “mania”. Ho sempre avuto la passione di raccontare barzellette, così ora mi piace far due risate con gli amici rileggendo quel che scrivo.

Sono appunto gli amici che mi incoraggiano da tempo a pubblicare qualcosa. Dando retta a loro, ho messo insieme questa raccolta di cento storielle, pensieri, scritti fra il 2006 e il 200, suddividendola in tre parti per argomento, ma è una suddivisione puramente teorica, potrebbero benissimo essere mescolati, l’argomento è sempre lo stesso: parlare pisano per arrivare a comprendere con maggior immediatezza il senso del dialogo, dell’aneddoto, della storia.

L’autore